A partire dal IV secolo a.C. l’arte celtica, rompendo con una tradizione più figurativa e
geometrica dei secoli precedenti, si sviluppa in un stile detto vegetale dove le
rappresentazioni di divinità o animali diventano più rare e discrete, sparendo nei motivi
vegetali. Rappresentazioni di piante di diverse specie come il vischio, l’edera o la quercia,
ornano con finezza gli oggetti. Dal III secolo a.C., le raffigurazioni di animali (cavalli, arieti,
cinghiali, cani, serpenti, uccelli,…), di mostri (cavalli alati, dragoni,…) e di figure
antropomorfe, diventano più frequenti. Queste ultime sono prima di tutto personaggi
metà uomini e metà animali, o maschere dagli occhi globulari, nascosti tra gli altri decori.
I motivi tripli si ritrovano spesso nell’iconografia celtica come testimonia, ad esempio, il
motivo del triscele (tre gambe umane o spirali disposte in cerchio attorno ad un punto
centrale). Espressione di una trinità divina o di una certa concezione del mondo, il significato
dell’importanza della triplicità nell’arte celtica resta ancora misteriosa. I decori del
calderone in argento di Gundestrup, ritrovato in Danimarca e risalente alla fine del II o
alla prima metà del I sec. a.C., sono uno degli esempi più affascinanti e significativi del
savoir-faire degli artigiani, che misero in immagini il mondo invisibile del sacro in una
ricchezza di forme e figure, lasciando intravvedere una vasta sfera mitologica.