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Lucano ci trasmette i nomi celti di tre divinità : Esus, Taranis e Teutatès. Esus, il dio buono, è forse uno dei sinonimi del dio Lug (il cui nome si ritrova anche in diversi toponimi europei come, ad esempio, Lugdunum, antico nome della città di Lyon). Il suo culto sembra diffuso su tutto il territorio celtico. Forse è lo stesso dio (Esus-Lug) che si cela sotto il nome di Mercurio, dio delle arti e del commercio, tra l’altro il primo ad essere citato nella lista di Cesare. Taranis (dal nome celtico taran, il tuono), potrebbe rappresentare un dio celeste, forse il Giove citato da Cesare. Teutatès (dal nome celtico teuta, la tribù) ricopriva probabilmente un insieme di divinità tutelari dai nomi diversi, proprie ad ogni comunità. Forse è da associare a Marte. La Minerva rappresenterebbe anch’essa una moltitudine di divinità celtiche come Bellisama, la brillante, maestra della metallurgia e delle arti, o Epona, divinità protettrice dei cavalli. Apollo potrebbe rappresentare Maponos, il figlio divino, associato al potere di guarigione, o Belenos, dio del sole. Il Dis Pater rinvierebbe ad un dio del mondo sotteranneo, maestro degli spiriti dei morti di cui sfugge il nome celtico.

       Divinità raramente raffigurate Al contrario di altre religioni antiche, le divinità celtiche
       sono raramente rappresentate. Diodoro ci racconta che Brennus, re dei Galati, durante il
       saccheggio al santuario di Delfi, in Grecia, si mise a ridere vedendo le statue degli Dèi
       greci raffigurati umanamente. Seguendo l’influenza dei modelli greco-romani, le prime
       raffigurazioni di divinità celtiche risalgono alla fine del periodo del La Tène, per poi
              diventare più numerose durante l’epoca gallo-romana.

 

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